E così è andata. Anche questa. Una settimana in cui i fragili equilibri delle scuole superiori si sono incrinati. Una settimana in cui la voce degli studenti ha sovrastato il chiacchiericcio indisponente di una Camera in assetto di guerra. Una settimana in cui si sono concentrate la rabbia per il presente, l'ansia per il futuro e la determinazione di chi vuole provare ad invertire la rotta di quanto sta succedendo.
Mode: occupati. Proprio così. Un anno fa, al massimo, si sarebbe potuto occupare a fatica l'atrio di Zanellato, o forse nemmeno quello. Ora, invece, c'è la convinzione di poter costruire qualcosa di veramente nuovo, qualcosa di importante. Occupazioni a raffica nelle principali scuole superiori di Padova, imposte con la forza oppure votate e largamente condivise dagli stessi studenti che vi hanno preso parte, le hanno volute, ci hanno vissuto dentro, ne hanno respirato l'essenza. Tutta un'altra cosa anche rispetto all'Onda studentesca di due anni fa che, rivista con gli occhi di oggi, pare solamente l'apparato estetico e modaiolo della pur notevole sostanza che sta affiorando in questi giorni. Ha iniziato il Cornaro, sabato scorso, e da lì in poi non ci si è più fermati: Scalcerle, Marchesi-Fusinato, Modigliani, Curiel, Tito Livio, Duca D'Aosta, Fermi, Nievo, Boaga e chissà quante altre ne dimentichiamo in provincia. Un tumulto incontenibile, che pure ha poco da spartire con il Sessantotto: pochissimo, anzi, se si pensano a due fattori allora sconosciuti, ovvero il desiderio di concretezza (gli slogan arrivano fino ad un certo punto) ed una democrazia, chiamiamola così, responsabilizzata e partecipata. Nessuna decisione presa da un crocchio di studenti in disparte, ma una grande dimostrazione di civiltà: chi occupava, chi studiava, chi decideva di partecipare ugualmente alle lezioni. La partecipazione, anzichè essere inficiata da ciascuna di queste variabili, ne è uscita più forte e numerosa di prima: la media (media matematica, oscillante dunque agli estremi) di 200-250 persone al giorno parla da sola.
E proprio questa pseudo-riforma, questo insieme di tagli finanziari, questa astuta manovra è stata approfonditamente analizzata, criticamente discussa, imparzialmente presentata tra di noi. Molti non avevano chiare tutte le possibili implicazioni di piccoli emendamenti, quali il ddl Aprea e "Allenati per la vita" (feat. Ignazio La Truppa): allo stesso modo si è cercato di offrire una visione anche dei benefici che, sulla carta, il testo dovrebbe apportare all'insieme del sistema scolastico (li avete sentiti anche voi: più meritocrazia, meno università dei baroni e via dicendo), rendendoci sempre più conto che, tuttavia, buona parte di questi erano comunque riassorbiti dagli effetti deleteri e devastanti di alcuni comma particolarmente insidiosi; finanziamenti a e da parte di privati, accorpamento di sedi universitarie, contratti a tempo determinato di sei mesi (!!!!) per i ricercatori e i dottorandi, abbattimento del personale docente con picchi del 30% (e, quando la Gelmini dice che per ogni 5000 docenti anticipatamente pensionati ne rientreranno effettivamente 3600, dimentica di aggiungere che di quella cifra ve ne sono 2000 che non entreranno mai in ruolo, perchè insegnanti di sostegno...). Un disastro comodamente a portata di click: trovate agevolmente il testo della riforma su Internet. Ce ne freghiamo abbastanza comodamente di un lungodegente che afferma che "gli studenti veri sono a casa a studiare": anche noi l'abbiamo fatto, in un certo senso.
Per costruire qualcosa di nuovo, dicevamo. Meglio, a questo punto, dare la parola a chi ci ha provato, in questa settimana, ci sta ancora provando e ci proverà in un futuro assai prossimo: studenti, loro rappresentanti, persone in formazione per diventare cittadini responsabili dei prossimi decenni. A Dispetto Della Discrezione, nella puntata di ieri, si è occupata di questo ed altro. Qui ci fermiamo, ed ascoltiamo loro.
Magari con un piccolo suggerimento...
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