mercoledì 13 ottobre 2010

Il vostro urlo è anche il nostro


A distanza di una settimana dal grande corteo studentesco che ha visto sfilare in piazza circa 2500 studenti provenienti da scuole di tutta Padova, uniti in una mobilitazione generale contro le scelleratezze del tagliuzzamento Tremonti (smettiamo di chiamarla riforma Gelmini, per piacere), ci sentiamo di fare un bilancio generale della più che positiva esperienza, come studenti più che come A Dispetto Della Discrezione.

Proprio attorno a questo periodo, l'anno scorso, si consumava l'ultimo, triste reflusso di quel grande fenomeno che era stata l'Onda: un'impetuosa, generalizzata presa di coscienza attorno al diabolico disegno berlusconiano di depauperamento e smantellamento della scuola pubblica as we know it. Non che altri, prima della prestanome Gelmini, non ci avessero provato, a destra come a sinistra (e dalla Moratti hop!, sul pancione popolare di Fioroni), ma mai con questa decisione, questa sfrontatezza, questa totale incapacità di ascoltare e voler conciliare le fazioni opposte. Ma da un anno all'altro, come le foglie sugli alberi di ungarettiana memoria, la situazione ha fatto presto a ribaltarsi. Il tempo aveva fatto evaporare le (troppo) flebili tensioni createsi tra studenti e governo, e con esse tutta la convinzione - pochina, a questo punto - che aveva animato da cima a fondo l'Onda. Da qui il completo fallimento dei movimenti organizzati come coordinamento medi, in termini di affluenza e convinzione ideologica.



Anche per questo, una ripresa così veemente dell'attività intellettuale studentesca, seppur con tutte le variabili del caso da considerare (ottima occasione per bruciare scuola, un motivo in più per fare casino, l'influenza dei più grandi ecc...), fa piacere. Un piacere che non si sentiva da molto tempo, perché dettato finalmente da un essere unito. Unitario. Convinto. Capace di erigere un'alternativa valida al buco nero proposto dalla legislatura in carica. Reticenze e disillusioni non sono certo mancate, soprattutto dagli studenti con qualche anno e manifestazione in più sulle spalle (aridaje con la frase "tanto a cosa serve?". Serve che intanto due emendamenti del ddl Gelmini riguardanti l'Università sono stati cassati in Senato). Una riluttanza personale che non ha, tuttavia, esposto resistenza, quando si è trattato di unirsi ad una convinzione comune: questo futuro è nostro e prima di modificarlo bisogna quantomeno chiedere permesso.



Grandi passi in avanti sono stati compiuti anche sul piano dell'autoinformazione e della cultura personale, gravissime mancanze che avevano scatenato, l'anno scorso, una serie di pesanti malumori nel sottoscritto. Un freno ai luoghi comuni e alle tipiche incitazioni sloganistiche ha apportato nuova linfa e nuove idee a tronconi che parevano già morti. Per livellare il qualunquismo del generico essere studente ci vorrà ancora un po' di tempo, ma è incoraggiante vedere un impegno in questo senso. La sfida è tutta rivolta a noi: bisognerà vedere chi è disposto ad accollarsela sulle spalle.

La soluzione per uscire da questo dilemma eterno, ora, è dare alla manifestazione una solida, rapida, organizzata continuità. Anche a costo di perdere qualcosa in moderazione, giacché si è visto che dai vertici le sentenze sono tutto fuorché moderate. Far sì che l'ordinario fuoco d'autunno diventi un incendio rovente e non venga soffocato dalla sabbia dell'indecisione, della divisione, della mancanza di coraggio.

Abbattere per ricostruire: ora come allora.

E per allora, state tranquilli, non parlo certo del '68.


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